This post is in Italian.
Oh, to see without my eyes
The first time that you kissed me
Boundless by the time I cried
I built your walls around me
White noise, what an awful sound
Fumbling by Rogue River
Feel my feet above the ground
Hand of God, deliver me
Oh, oh whoa whoa is me
The first time that you touched me
Oh, will wonders ever cease?
Blessed be the mystery of love
Lord, I no longer believe
Drowned in living waters
Cursed by the love that I received
From my brother's daughter
Like Hephaestion, who died
Alexander's lover
Now my riverbed has dried
Shall I find no other?
Oh, oh whoa whoa is me
I'm running like a plover
Now I'm prone to misery
The birthmark on your shoulder reminds me
How much sorrow can I take?
Blackbird on my shoulder
And what difference does it make
When this love is over?
Shall I sleep within your bed
River of unhappiness
Hold your hands upon my head
Till I breathe my last breath
Oh, oh whoa whoa is me
The last time that you touched me
Oh, will wonders ever cease?
Blessed be the mystery of love — Sufjan Stevens, Mystery of Love
Un cuore spezzato, una mente ansiosa, un futuro che sembra incerto, una possibilità di una cambiata di dove vivere, molti giorni di pioggia in Bologna in febbraio, un incidente di una amica, il forte odore dell'ospedale… può tutto essere troppo. Può anche essere nulla. Tutto è emerso per rendermi malinconico. Non negherò la possibilità di essere depresso, ma non lasciarlo togliere dalla soggettività dell'esperienza che, spesso, almeno nell'uso americano di quella parola, è una maschera conveniente che dice non c'è bisogno di dire altro, come se nient'altro ha bisogna di essere sentito.
Martedì notte piovoso. Una cioccolata calda con nocciole da Il Gelatauro sembrava una buona idea, ma lo significava che dovevo correre un po' di strada, anche perché ho erroneamente cercato indicazioni stradali per Cineteca invece di Cinema Lumière.
Ho raggiunto. Come al rallentatore, Chiamami col tuo nome (il titolo originale inglese è Call Me by Your Name) di Luca Guadagnino era lentamente, dolorosamente, trasformando la malinconia in una sorta di palpitante dolcezza speranzoso mescolata alla malinconia, non meno grazie alla meravigliosa musica di Sufjan Stevens, in particolare, la canzone Mystery of Love. Non sono stato così estasiato da un film da quando guardavo In the Mood for Love.
L'amore non è un esercizio intellettuale, le nostre lingue parlate sfortunatamente lo consentono di essere intellettualizzato. È possibile che alcuni di noi penseremo che questo film sia un pio desiderio o forse un po 'superficiale ma qualunque cosa tu pensi ti darà una pausa per riconsiderare tutto ciò che credevi sull'amore. Se nulla, dà il permesso di essere pio.
Il monologo del padre di Elio, Perlman, che è diventato un momento profondo nel film, che mi piace davvero, è così:
«Senti, tra voi c'è una bella amicizia. Forse anche qualcosa in più. E io ti invidio. Al posto mio, la maggior parte dei genitori spererebbe che tutto si dissolva, o pregherebbe che il figlio ne esca indenne. Ma io non sono così. Al posto tuo, se il dolore c'è, lo farei sfogare, e se la fiamma è accesa, non la spegnerei, cercherei di non essere troppo duro. Chiudersi in se stessi può essere una cosa terribile quando ci tiene svegli di notte, e vedere che gli alti ci dimenticano prima di quanto vorremmo non è tanto meglio. Rinunciamo a tanto di noi per guarire più in fretta del dovuto, che finiamo in bancarotta a trent'anni, e ogni volta che ricominciamo con una persona nuova abbiamo meno da offrire. Ma non provare niente per non rischiare di provare qualcosa... che spreco!»
«Ho parlato a vanvera?»
«Allora lascia che ti dica un'ultima cosa. Servirà ad allentare la tensione. Magari ci sono andato vicino, ma non ho mai avuto ciò che hai avuto tu. C'era sempre qualcosa che mi tratteneva o mi ostacolava. Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Ma ricordati, cuore e corpo ci vengono dati una volta sola. La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno in mezzo. Invece di vita ce n'è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tantomeno vuole avvicinarglisi. Adesso soffri. Non invidio il dolore in sé. Ma te lo invidio, questo dolore.»
Il libro su cui è basato il film finisce venti anni dopo. Oliver ritorna al casa vecchia in Italia e Elio e lui progettano andare a San Giacomo, poi Elio glielo chiede se ricorda la strada. Oliver risponde si. «Sono come te. Io ricordo tutto.»
Elio pense «Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami col tuo nome.»