disquiet

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Una primavera Torinese

Non c’è uomo che giunga a lasciare una traccia
su costei. Quant’è stato dilegua in un sogno
come via in un mattino, e non resta che lei.
Se non fosse la fronte sfiorata da un attimo,
sembrerebbe stupita. Sorridono le guance
ogni volta.

Nemmeno s’ammassano i giorni
sul suo viso, a mutare il sorriso leggero
che si irradia alle cose. Con dura fermezza
in ogni cosa, ma sembra ogni volta la prima:
pure vive fin l’ ultimo istante. Si schiude
il suo solido corpo, il suo sguardo raccolto
a una voce sommessa e un po’ roca: una voce
d’uomo stanco. E nessuna stanchezza la tocca.

A fissarle la bocca, socchiude lo sguardo
in se stessa: nessuno può osare uno scatto.
Molti uomini sanno il suo ambiguo sorriso
o la ruga improvvisa. Se quell’ uomo c’è stato
che la sa mugolante, umiliata d’amore,
paga giorno per giorno, ignorando di lei
per chi viva quest’ oggi.

Sorride da sola
il sorriso più ambiguo camminando per strada.

—Cesare Pavese, Un Ricordo

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